Scuola

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I post emozionati e orgogliosi per il “primo giorno di scuola” dei figli sono patetici e ridicoli almeno quanto quelli, altrettanto emozionati o nostalgici, sugli esami di maturità.

Celebrano il niente, una scatola vuota, la strada verso il pezzo di carta, le carte da bollo, la fabbrica dell’indottrinamento dettato dall’ideologia dominante a uomini e donne senza qualità, senza identità.

Sono la perfetta rappresentazione della smania conformista fascio-comunista e corporativa tipicamente italiana di intrupparsi, di essere parte di un “ordine” che attribuisca in quanto tale dignità sociale ai suoi membri.

Quanto aveva ragione Pier Paolo Pasolini, quando avanzava la proposta “swiftiana” di abolire la scuola dell’obbligo …

“La scuola d’obbligo è una scuola di iniziazione alla qualità di vita piccolo borghese: vi si insegnano delle cose inutili, stupide, false, moralistiche, anche nei casi migliori (cioè quando si invita adulatoriamente ad applicare la falsa democraticità dell’autogestione, del decentramento ecc.: tutto un imbroglio). Inoltre una nozione è dinamica solo se include la propria espansione e approfondimento: imparare un po’ di storia ha senso solo se si proietta nel futuro la possibilità di una reale cultura storica. Altrimenti, le nozioni marciscono: nascono morte, non avendo futuro, e la loro funzione dunque altro non è che creare, col loro insieme, un piccolo borghese schiavo al posto di un proletario o di un sottoproletario libero (cioè appartenente a un’altra cultura, che lo lascia vergine a capire eventualmente nuove cose reali, mentre è ben chiaro che chi ha fatto la scuola d’obbligo è prigioniero del proprio infimo cerchio di sapere, e si scandalizza di fronte ad ogni novità). […] Ma poiché oggi in Italia la scuola d’obbligo è esattamente come io l’ho descritta (e mi angoscia letteralmente l’idea che vi venga aggiunta una ‘educazione sessuale’ […]) è meglio abolirla in attesa di tempi migliori”

(“Aboliamo la televisione e la scuola dell’obbligo”, in “Corriere della Sera”, 18 ottobre 1975)

Pier Paolo Pasolini

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