di Mario Adinolfi
“Bibbiano? Alla fine è stata una bolla di sapone”. Con chiunque io parli della più grave vicenda di sottrazione di minori alle famiglie di origine per abusi inventati con la finalità di assegnarli a coppie affidatarie anche composte solo da donne, alcune legate da rapporti personali con chi guidava i servizi sociali della Val d’Enza, la risposta è sempre la stessa: “Non sono stati tutti assolti?”. No, il processo per i gravissimi fatti di Bibbiano è in corso. Procede lentissimo e con copertura mediatica nulla. Non se ne deve parlare.
Si continuano ad ascoltare testimonianze, le difese dei 17 imputati cercano inevitabilmente dettagli e cavilli che modifichino il quadro complessivo, che però emerge chiarissimo: le famiglie non hanno compiuto abusi sui bambini, che sono stati sottratti dolosamente ai genitori per interessi altri coperti dalla complicità di varie figure mediche e istituzionali, in un ben definito contesto che mischiava moventi ideologici ed economici.
Non vogliono che di quel contesto si parli, che ne vengano illuminati i meccanismi perversi, il pericolo che ne deriva per tutte le famiglie che se quegli atti non verranno puniti saranno tutte a rischio. La lentezza estenuante del processo non è casuale, la assoluta assenza di informazione su quel che nel processo ormai appare chiarissimo è una pagina che racconta le omertà del giornalismo italiano. Puntano alla prescrizione perché i fatti risalgono al 2016-2017 e quindi il traguardo è vicino considerati i tre gradi di giudizio. Allora ci diranno: “Bibbiano? Alla fine è stata una bolla di sapone”.
No, non lo è stata.
Credo di essere l’unico giornalista italiano che scrive di questo processo e ne tiene accesa la memoria ogni mese. Lo faccio per i bambini di Bibbiano e le loro famiglie che ormai hanno avuto la vita devastata da ferite che mai saranno cicatrizzate (se gli italiani avessero ascoltato le testimonianze processuali sulle fasi della fisica sottrazione dei figli ai genitori e sulle conseguenze emotive prodotte dal tentativo di costringere quei bambini e quelle bambine a descrivere mai subiti, questo sarebbe diventato il processo del secolo per impatto mediatico), lo faccio per gli infiniti casi simili accaduti in passato e basta ricordare Veleno nella Bassa modenese per capire, lo faccio perché il silenziamento del processo Bibbiano serve a dire che a Bibbiano non è successo nulla e a tranquillizzare i tanti che quei perversi meccanismi sono pronti a riprodurli, basandosi sul principio ideologico che pressoché ogni famiglia non esplicitamente “progressista” sia luogo dove i figli vengono abusati. E da alcuni questo dato viene proposto addirittura come supportato da elementi venduti per “scientifici”.
Seguire il processo settimana dopo settimana è davvero doloroso, ma giornalisticamente il racconto è tra i pochi che potrebbero davvero interessare un vastissimo pubblico, perché davvero ogni genitore si sentirebbe a rischio e i metodi utilizzati per sottrarre i figli farebbero inorridire. Sappiate che no, Bibbiano non è stata una bolla di sapone. Ma la lentezza del processo ha un fine, il silenziamento mediatico ha un fine. I 17 imputati non sono stati assolti. Con questi ritmi processuali otterranno alla fine la prescrizione e la venderanno come innocenza. Ma questa è una storia di perversioni istituzionalmente legittimate ai danni di bambini e dei loro genitori. Teniamo alta la guardia perché l’obiettivo del silenzio è tranquillizzare chi vuole tornare ad agire come si agì a Bibbiano.
PS: Gli ultimi dati certi disponibili parlano di 12.338 minori sottratti alle famiglie di origine nei 18 mesi antecedenti il 30 giugno 2019, dunque sono 23 bambini tolti ogni giorno, i genitori accusati di abusi in otto casi su dieci sono stati assolti, ma sono stati restituiti alle famiglie solo 1.540 di quei bambini, uno su otto. Nel caso delle famiglie della Bassa Modenese, con madri che si sono suicidate e padri che hanno fatto anni di carcere per pedofilia risultati poi innocenti, nessun bambino è stato mai restituito.