Buonasera professoressa,
vorrei ringraziarla, innanzitutto, per aver condiviso quei due link su classroom riguardanti i medici nazisti (li ho trovati estremamente interessanti, seppur “forti”).
Quando si parla di Shoah, vengono messi in rilievo i soliti terrificanti aspetti: le camere a gas, lo sfruttamento delle vittime all’interno dei campi, i soldati nazisti.
Spesso e volentieri, purtroppo, vengono tralasciati degli aspetti che, invece, aiuterebbero tanti studenti come me a comprendere meglio le oscenità avvenute durante la Seconda Guerra Mondiale.
Mi è capitato, ad esempio, di leggere un articolo (con tanto di testimonianze) che parlava di come vivessero il ciclo mestruale le donne nei campi di concentramento; l’hanno descritta come l’esperienza più disumanizzante che avessero mai vissuto.
Non solo questo, bensì tanti altri aspetti vengono messi in secondo piano, proprio come la questione della medicina e della scienza durante il totalitarismo. Come le dicevo in classe, possiedo un libro intitolato “I Medici Nazisti“: non è un libro da leggere in momenti piacevoli e di relax, ma devo ammettere piuttosto di dover fare molto spesso delle pause a causa della sua pesantezza e delle immagini estremamente crude.
È stato un momento di forte progresso scientifico e medico… ma a quale costo, quando il verbo “progredire” include il verbo “decadere”? Progredire scientificamente e tecnicamente, ma decadere umanamente! Cadere nella triste insensibilità e indifferenza nei confronti di altri esseri umani.
Questi “medici” (lo scrivo tra virgolette, perché a parer mio non possono essere definiti tali) assolvevano da sé tutte le loro colpe, consolandosi pensando che quegli ebrei, quei bambini, quegli omosessuali, quei disabili erano già morti; perché dunque sentirsi in colpa verso un cadavere? E, quindi, così, continuavano le loro crudeltà, i loro esperimenti spietati, le loro iniezioni feroci, i loro interventi crudeli.
Medicina s. f. [dal lat. medicina, in origine ars medicina, femm. dell’agg. medicinus «pertinente al medico o al curare».
Curare.
Cosa hanno curato questi dottori? Sono colpevoli tanto quanto Hitler, perché sebbene gli ordini arrivassero da quest’ultimo, loro hanno inflitto tante sofferenze e provavano anche gusto nel farlo, servi e soprattutto complici di un sistema aberrante.
Professoressa, mi creda, la “giornata della memoria”, oggigiorno, non serve; attorno a me non vedo che odio, solo che stavolta non è alimentato da differenze razziali, bensì da differenze di opinione.
“Campi di sterminio per chi non si vaccina” Giuseppe Gigantismo, cardiologo.
“Se fosse per me costruirei anche due camere a gas” Marianna Rubino, medico.
“Gli metterò le sonde necessarie nei soliti posti, lo farò con un pizzico di piacere in più” Cesare Manzini, infermiere.
“Gli bucherò una decina di volte la solita vena facendo finta di non prenderla” Francesca Bertellotti, infermiera.
“Se riempiranno le terapie intensive mi impegnerò per staccare la spina” Carlotta Saporetti, infermiera.
“È giusto lasciarli morire per strada” Umberto Tognolli, medico.
“Bisogna essere duri e discriminare chi non si vaccina, in ospedale, a scuola, nei posti di lavoro” Filippo Maioli, medico.
“Se arrivi in ospedale positivo, il covid ti sembrerà una spa in confronto a quello che ti farò io” Vania Zavater, infermiera.
“Sono dei criminali, vanno perseguitati come si fa con i mafiosi” Matteo Bassetti, infettivologo.
“Verranno messi agli arresti domiciliari, chiusi in casa come dei sorci” Roberto Burioni, virologo.
Nemmeno 24 ore dopo la giornata della memoria e questa è l’Italia, 2022. Siamo sicuri di aver appreso la lezione?
Sembra proprio di no.
Il mio commento non mette in discussione la questione dal punto di vista scientifico; voglio sottolineare piuttosto che si tratta di un odio alimentato dallo Stato nei confronti di chi la pensa diversamente, incitando alla loro esclusione dalla società. Non le sembra di aver già sentito questa storia da qualche parte?
É una strategia diffusa quella di cercare il capro espiatorio nel diverso, solitamente per distrarre il popolo da quelli che sono i veri problemi del Paese.
Giuramento di Ippocrate pronunciato da ogni medico prima di diventare tale.
[…] Giuro:
di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento;
di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale;
di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l’eliminazione di ogni forma discriminazione in campo sanitario;
di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona; di astenermi da ogni accanimento diagnostico e terapeutico;
[…]
di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze;
di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina;
[…]
di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione;
di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni;
[…]
di prestare assistenza d’urgenza a chi ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell’autorità competente;
[…]
di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione.