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La censura come metodo Orwelliano

di Pietro Agriesti

“Facebook fact acceca un economista – Philip Magnes di AIER, bravissimo – perché scrive che gli usa sono in recessione.

Su che basi lo acceca? Perché qualcuno molto meno preparato di lui a Politifact, organizzazione cui fb si appoggia per accecare chi non gli va a genio, ha deciso così.

Su che basi? Beh la definizione classica di recessione direbbe che gli usa sono in recensione. Ma ultimamente alla casa Bianca preferiscono casualmente fare riferimento a un’altra definizione. Nonostante Biden stesso e vari Dem avessero usato in passato, un paio di anni fa non venticinque anni fa, lo stesso termine nell’accezione classica.

Quindi cosa abbiamo? Abbiamo la ridefinizione dei termini e delle parole da parte della politica.

Abbiamo un’organizzazione di fact checking “”indipendente”” che tutt’altro che volta a verificare i fatti in modo imparziale entra in una controversia, schierandosi, e si muove contro un rinomato ed esperto economista bollando come falsa una sua dichiarazione sulla base di questa ridefinizione politica dei termini.

Abbiamo uno dei più grandi social al mondo che è d’accordo con questa organizzazione per muoversi seguendo le sue indicazioni e censurare, oscurare, togliere visibilità, premettere correzioni, apporre avvisi di inaffidabilità, a post e persone da essa indicati.

In parole povere abbiamo un controllo crescente della politica sull’informazione e la rete, cioè sulla libertà di espressione, il dibattito pubblico, il confronto, lo scambio di idee, etc.. esercitato attraverso una collaborazione tra la politica, lo stato e il privato.

Negli utlimi anni, in particolare con il covid, e persino in Usa, la politica ha perso ogni freno inibitore e ha proceduto e sta procedendo a misure sempre più dirigiste, con un atteggiamento sempre più da economia di comando.

Sempre più alla luce del sole si sente in diritto di impartire ordini a chicchessia, nemmeno sotto forma di norme e leggi, ma con veri e propri comandi, richieste, minacce, accampando più o meno esplicitamente la pretesa di potere intervenire a piacere su qualsiasi privato.

E se c’è un settore dove la politica e gli apparati statali hanno mostrato una iper attività di questo tipo è quello dell’informazione e della rete.

Le pressioni, le richieste e le minacce politiche verso i media, i social, le aziende tech, chi si occupa di servizi finanziari, e persino chi raccoglie donazioni si sono moltiplicati, sempre con una solo obbiettivo, maggiore censura, e maggiore controllo dell’informazione, della rete e del discorso pubblico da parte della politica.

Ciò a cui evidentemente la politica mira, in pieno stile fascista, è l’integrazione di una serie di realtà e settori privati nei suoi apparati di controllo.

Se la si vede così, e ritengo ci siano una montagna di prove che le cose stiano così, non si può che riconoscere parallelamente che quelli che dicono che la politica è inerte di fronte allo stra potere delle Big Tech e dei Big Social e dovrebbe intervenire per salvaguardare la democrazia dal loro potere censorio sono completamente pazzi, vivono in una realtà immaginaria senza alcun contatto con il mondo reale: lungi dall’essere passiva e subire gli interessi privati delle grandi multinazionali cattive, la politica è iper attiva, ed è precisamente l’origine di tutto questo”.

https://www.zerohedge.com/political/senior-economist-fact-checked-facebook-saying-us-recession

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