di Andie Indy De Angel
Un amico – di quelli per davvero, che amava Tolkien come me – nelle sue ultime settimane prima di lasciarci, al telefono mi diceva: “Combatto!”
Questo era il suo mantra. E mi lasciava senza fiato.
Ed è un po’ il mantra di questi tre anni. Non ci è più permesso sottrarci al combattimento.
Non mi si fraintenda. Non parlo della guerra.
Parlo dell’assedio che ci viene fatto: alle libertà, al valore intrinseco delle cose, che l’inflazione erode, all’economia reale, alle nostre vite, alle nostre abituali serenità di Hobbits, di donne e uomini medi.
Non ci si può più esimere dal combattimento.
In questo momento combatto con tutte le mie forze soprattutto due modus pensandi:
1) I minimizzatori dell’escalation bellica. Di cui ho Gia’ scritto.
2) I fiancheggiatori del Reset. Quelli che – rispetto a quanto accade – si mettono inconsapevolmente in una posizione collaterale e intellettualmente collaborativa rispetto alle intenzioni dei confezionatori di Agenda 2030, Davos, Wef, Fondazioni americane, Gates, Zucky, Bezos.
Se sul punto 1) c’è molta chiarezza, sul 2) il tutto è sottile.
Sotto al punto 2) c’è di tutto, alla luce del sole. Ci sono pro-gender, pro-climate, pro-Draghi, pro-Monti, pro-Cancel Culture, pro-immigration, pro-green, pro-lgbqt+, pro-BLM, anti-contante, anti-sovranisti, pro-scienzah.
Ma poi nel punto 2) ci sono anche quelli oscuramente – o inconsapevolmente – schierati a fiancheggiare.
Quelli che cercano un senso logico a quello che avviene, e nel far questo diventano collaterali.
Tra questi ce ne sono alcuni che mi fanno girare i coglioni più di tutti, quelli che accettano la discussione sul “siamo troppi”.
Senza comprendere che accettarla li mette nel campo di quelli che fanno un discrimine tra chi è utile e chi è inutile, o tra chi vorrebbero che vivesse e chi no.
Ecco, il primo pensiero che ho per costoro è che forse si dovrebbero chiedere se non sia meglio sloggiare dalla vita degli altri, in modo che automaticamente cessino di essere un pericolo per chi vive la propria vita senza spaccare i maroni al prossimo.
Sei un moralista! Ecco l’accusa.
Si. Scendendo sul vostro piano, se è vero che siamo troppi, allora l’unica distinzione possibile è morale: se ne vada chi lo pensa, invece di chi continua a credere che c’è un modo pacifico e non aggressivo per risolvere le questioni mondiali, che sono solo l’alibi che un manipolo di criminali utilizza per costruire le peggiori nefandezze.
Il malthusianesimo non è un pensiero scientifico, è un pensiero aggressivo.
Per il semplice motivo che non considera la Vita Vivente un valore.
Per il motivo che rompe il giuramento di Ippocrate, che è la quintessenza della cura.
E anche perché impedisce la costruzione di un sano proposito globale per educare l’intera terra al valore della libertà individuale, della responsabilità genitoriale, e alla contemporanea discussione per consentire l’utilizzo ottimale delle risorse verso la popolazione, in un’ottica di prevenzione dei conflitti e dei genocidi.
Che probabilmente dovrebbero essere le linee guida del solo impianto costituente un trattato per la riforma di una futura organizzazione globale.
Il vostro disprezzo per la Vita Vivente vale tutto il mio disprezzo per questo modus pensandi.