di Russ Bangs
Si è spesso osservato che il terrore può regnare sulle Persone in modo assoluto solo se queste sono isolate e poste una contro l’altra e che quindi una delle preoccupazioni principali del governo tirannico è di raggiungere questo isolamento.
L’isolamento rappresenta l’inizio del terrore, è certamente il suo terreno più fertile, ed è sempre il suo risultato.
Questo isolamento è, per così dire, pre-totalitario; la sua caratteristica è l’impotenza in quanto il potere viene sempre da persone che agiscono insieme, di concerto; le persone isolate sono impotenti per definizione». Così scrisse Hannah Arendt in “The Origins of Totalitarianism”.
La civiltà occidentale, guidata dal governo e dai media statunitensi, ha intrapreso una campagna di terrorismo psicologico di massa per coprire il sistema economico che sta collassando, ha ideato un nuovo pretesto per i saccheggi in corso a Wall Street, ha radicalmente intensificato lo Stato di polizia, ha traumatizzato profondamente le persone fino a sottometterle al totale conformismo sociale e ha radicalmente aggravato l’atomizzazione antisociale e antiumana della popolazione.
Il pretesto per questo abominio è un’epidemia che, oggettivamente parlando, è paragonabile all’influenza stagionale ed è causata dallo stesso tipo di coronavirus che abbiamo sopportato a lungo senza furie totalitarie e follia di massa.
Le prove, a livello globale, stanno convergendo su alcuni fatti: questa influenza è un po’ più contagiosa della norma ed è particolarmente pericolosa per coloro che sono anziani e già in cattive condizioni di salute a causa di malattie preesistenti.
Non è particolarmente pericolosa per il resto della popolazione.
La strategia dell’«isolamento» è completamente sbagliata, un errore che nessuna società sana di mente utilizzerebbe in questa circostanza. Sono i vulnerabili che dovrebbero essere protetti mentre la natura fa il suo corso tra la popolazione generale, che invece dovrebbe continuare a vivere come al solito.
Ma la tecnocrazia dominante non è della stessa idea, ha negato che l’immunità del gregge si potesse sviluppare velocemente e naturalmente, facendo sì che il virus sparisse per mancanza di ospiti (probabilmente muterà diventando più mite lungo il percorso).
Il fatto che la maggior parte dei paesi abbia rifiutato di percorrere la strada del buon senso, oltreché scientifica, a favore di azioni di segregazione e sterilizzazione sociale violenta e forzata è la prova che i governi non si preoccupano della salute pubblica (come se non ce lo avessero già dimostrato con mille politiche di avvelenamento dell’ambiente, mentre nello stesso tempo sventravano il sistema sanitario), ma sono molto felici di cavalcare questa malattia per aumentare radicalmente il potere dello Stato di polizia e marciare verso obiettivi totalitari.
Il concetto di autoisolamento e di “distanziamento (anti)sociale è radicalmente antiumano.
Ci siamo evoluti nel corso di milioni di anni per essere creature sociali che vivono in gruppi molto uniti.
Sebbene le società moderne lavorino ideologicamente e socio-economicamente per massificare e atomizzare le persone, tuttavia quasi tutti noi cerchiamo ancora di stringere relazioni umane nella nostra vita. (Sospetto che la maggior parte dei sostenitori dello Stato poliziesco non siano solo fascisti, ma siano dei misantropi solitari che non potrebbero fregarsene di meno della vicinanza umana).
Questa campagna del terrore cerca di far saltare in aria ogni rimanente aspetto della vicinanza umana, il che significa qualsiasi senso di umanità residua in quanto tale: meglio isolare i singoli atomi per sottometterli al dominio totale.
Hannah Arendt ha scritto in modo approfondito di questo obiettivo dei governi totalitari, anche se non immaginava letteralmente un culto statale così spinto da arrivare alla repulsione fisica, di ogni persona/atomo per ogni altra persona/atomo.
Finora la gente si sta sottomettendo completamente a una campagna di terrore dedicata allo sradicamento totale di qualsiasi comunità rimasta nel mondo, e soprattutto di qualsiasi comunità che iniziava ad essere ricostruita.
Alcuni sognano che questa campagna terroristica porti in qualche modo a una magica trasformazione collettiva.
Non spiegano come ciò possa accadere quando tutti sono così spaventati che cercano disperatamente di staccarsi fisicamente anche dalle proprie ombre, figuriamoci riunirsi fisicamente con altre persone.
Ma qualsiasi tipo di azione politica o sociale, qualsiasi tipo di costruzione di un movimento, richiede il contatto ravvicinato tra persona e persona.
Sembra che per la maggior parte dei dissidenti di un tempo, il fatto che i social media non possano sostituire l’organizzazione faccia a faccia e l’azione di gruppo – un fatto finora universalmente riconosciuto – sia un’altra verità da buttare nel dimenticatoio all’improvviso, sostituita dalla sua completa antitesi.
Così questa campagna terroristica, un virus fa sì che coloro che ne vengono infettati abdichino ad ogni forma di attivismo e ad ogni prospettiva di un attivismo futuro, finché rimangono preda della contagiosa follia della propaganda.
Molto più profondamente, ed evocando la disperazione, la campagna terroristica è essa stessa un virus che fa temere e detestare a chi ne viene infettato ogni contatto umano, ogni compagnia, ogni vicinanza, ogni relazione, tutte cose che in primo luogo ci rendono umani. I precedenti regimi totalitari cercavano di dissuaderci dall’assembraci e contattarci attraverso reti di spie e informatori.
Anche questo aspetto fa parte della campagna di terrore odierna, reti di delatori incoraggiate dall’alto e che nascono spontaneamente dal basso, come risultato della paura e dell’esercizio di precedenti intenzioni meschine da parte di individui meschini.
Ma il potenziale totalitario di oggi è molto peggiore.
Ora, i regimi che aspirano al dominio totale hanno terrorizzato e fatto il lavaggio del cervello alla stragrande maggioranza delle persone, instillando in loro una sfiducia fisica, automatica, verso tutte le altre persone.
Non si teme più che qualcuno sia un informatore, ma si teme l’esistenza stessa degli altri esseri umani.
Qualsiasi tipo di relazione umana, dall’amicizia personale agli incontri romantici, fino ai ritrovi amichevoli, ai club e ai movimenti sociali e culturali, diventa impossibile in tali circostanze.
Questa minaccia di essere alla fine del concetto stesso di umanità condivisa è sostituita da un formicaio di atomi schiavi senza coscienza, che aldilà della paura e della più animalesca preoccupazione per il cibo e il riparo, ci riporta a quanto accade tra sperimentatori e topi da laboratorio.
E quanto più la gente teme e detesta letteralmente l’esistenza fisica di tutte le altre persone, tanto più la situazione diventerà matura per scatenare un’epidemia di suicidi, l’aumento della violenza domestica e delle uccisioni, dei linciaggi, dei pogrom, delle campagne di sterminio in stile nazista.
Questo è l’obiettivo finale del sistema.
O quantomeno è l’ovvio finale verso cui stiamo tendendo.
Tutto questo sta accadendo a causa di un’influenza stagionale.
Perché la gente vuole arrendersi e gettare alle ortiche ogni prospettiva futura di umanità condivisa, felicità, libertà, benessere, per così poco? È davvero un culto della morte totalitario giunto allo stadio terminale, dove tutto il pianeta è come un’unica enorme Jonestown?
Finora, sembra che questa distopia sia ciò che vuole la maggioranza. Se vogliamo invertire la rotta che ci porta alla morte universale dello spirito umano, dei sentimenti e del corpo, è meglio che ci riprendiamo velocemente da questo delirio indotto dal terrore. Prima che sia troppo tardi.