
Circa 2400 anni fa, il filosofo greco Platone ebbe l’idea di immaginare lo Stato e la società secondo un piano elaborato. Platone voleva mettere dei “saggi” al timone del governo, ma fece anche capire che il suo tipo di Stato avrebbe avuto bisogno di una trasformazione degli esseri umani.
In tempi moderni, i promotori dello Stato onnipotente vorrebbero sostituire il “saggio filosofo” di Platone con l’esperto e creare l’uomo nuovo attraverso l’eugenetica, che oggi è definita transumanesimo.
Le Nazioni Unite e le sue varie sotto organizzazioni hanno un ruolo fondamentale in questo progetto, che ha le sue radici nell’Agenda 2030 e, ovviamente, ne “Il Grande Reset”.
Il Grande Reset non è venuto dal nulla, ma è il momento di arrivo di uno sforzo di lunga data per la creazione di un governo sempre più accentrato e mondiale.
I primi tentativi moderni di creare un’istituzione globale con una funzione governativa sono stati lanciati da Woodrow Wilson[…] che voleva dar vita ad un forum mondiale per il periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale.[…]
Un passo ulteriore e successivo verso la gestione della società come se fosse una grande organizzazione, tuttavia, prese piede durante la Grande Depressione.
Franklin Delano Roosevelt (F.D.R.) non lasciò passare quella storica crisi senza portare avanti questo piano grazie al famigerato “New Deal“. […] La resistenza era quasi nulla quando si mosse per gettare le basi per una nuova Società delle Nazioni, che da lì in poi si sarebbe chiamata Nazioni Unite.
Sotto la guida di Stalin, Churchill e Roosevelt stesso, ventisei nazioni si misero d’accordo, nel gennaio del 1942, per istituire l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), che nacque il 24 ottobre 1945. Fin dalla sua nascita, le Nazioni Unite e le sue “succursali”, come la Banca Mondiale e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno lavorato per preparare i paesi del mondo ad aderire agli obiettivi annunciati alla loro fondazione.
Eppure le untuose dichiarazioni sul promuovere “la pace e la sicurezza internazionale”, “sviluppare relazioni amichevoli tra le nazioni” e lavorare per “il progresso sociale, migliori standard di vita e i diritti umani” nascondono l’agenda che punta ad istituire un governo mondiale, con veri e propri poteri esecutivi, il cui compito non sarebbe quello di promuovere la libertà e il libero mercato, ma maggiore interventismo e maggiore controllo, attraverso varie organizzazioni culturali e scientifiche. Ciò è diventato ancor più chiaro con la creazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) nel 1945.
Con la fondazione dell’UNESCO, nel 1945, il biologo evoluzionista inglese, eugenista e dichiaratamente mondialista, Julian Huxley ne divenne il primo direttore.
Al momento del lancio dell’organizzazione, Huxley invocò un “umanesimo del mondo scientifico, di portata globale” (p. 8) e chiese di manipolare l’evoluzione umana per un fine “desiderabile”. Riferendosi al materialismo dialettico come “il primo tentativo radicale di una filosofia evolutiva” (p. 11), il direttore dell’UNESCO lamentò che l’approccio marxista al cambiamento della società era destinato a fallire per la mancanza di una “componente biologica” indispensabile.
A sostegno di queste idee, Julian Huxley era comunque in rispettabile compagnia. Dalla fine del XIX secolo, l’appello al miglioramento genetico della razza umana attraverso l’eugenetica cooptò molti seguaci di rilievo. John Maynard Keynes, ad esempio, sostenne la promozione dell’eugenetica e del controllo della popolazione come una delle questioni sociali più importanti, nonché come area cruciale di ricerca.
Neppure Keynes era solo. La lista dei sostenitori del miglioramento della razza umana è piuttosto ampia e impressionante. Questi “riformatori illiberali” includono, tra molti altri nomi noti, gli scrittorì H.G. Wells e G.B. Shaw, il presidente americano Theodore Roosevelt, il primo ministro britannico Winston Churchill, l’economista Irving Fisher e i pionieri della pianificazione familiare Margaret Sanger e Bill Gates Sr., il padre di Bill Gates, cofondatore di Microsoft e capo della Bill and Melinda Gates Foundation.
Nel suo discorso alla fondazione dell’UNESCO, Julian Huxley fu molto chiaro sugli obiettivi e i metodi dell’istituzione di cui aveva la guida. Per raggiungere l’auspicato “progresso evolutivo” dell’umanità, il primo passo doveva essere quello di sottolineare “il bisogno di unità politica mondiale e di far familiarizzare tutti i popoli, il che implica il trasferimento della piena sovranità dalle nazioni separate a un’unica organizzazione mondiale”. Ingegneria sociale allo stato puro.
Inoltre, questa istituzione avrebbe dovuto considerare il compromesso tra “l’importanza della qualità rispetto alla quantità” (p. 14), il che significa che deve tener conto del fatto che esiste “una gamma ottimale di dimensioni per ogni organizzazione umana come per ogni tipo di organismo” (p. 15).
L’organizzazione educativa, scientifica e culturale dell’ONU avrebbe dovuto prestare particolare attenzione alla “unità nella varietà per quanto riguarda l’arte e la cultura del mondo, e alla promozione di un unico bacino di conoscenze scientifiche” (p. 17).
Huxley chiarì che la diversità umana non è per tutti. La varietà per “deboli, sciocchi e deficienti morali… non può che essere negativa”, e poiché “una considerevole percentuale della popolazione non è in grado di trarre profitto dall’istruzione superiore” e anche “una considerevole percentuale di giovani uomini” soffre dì “debolezza fisica o instabilità mentale” e “questi motivi sono spesso di origine genetica” (p. 20), questi gruppi avrebbero dovuto essere esclusi dagli sforzi per far progredire il progresso umano.
Nel suo discorso, Huxley diagnosticò che al momento in cui scriveva l’”effetto indiretto della civiltà” era piuttosto “disgenetico invece che eugenetico” e che “in ogni caso, sembra probabile che il peso morto della stupidità genetica, della debolezza fisica, dell’instabilità mentale e della predisposizione alla malattia, che già esistono nella specie umana, si rivelerà un peso troppo grande per poter realizzare un vero progresso” (p. 21). Dopo tutto, era “essenziale che l’eugenetica fosse portata interamente all’interno dei confini della scienza, poiché come già indicato, in un futuro non molto lontano il problema del miglioramento della qualità media degli esseri umani diventerà probabilmente urgente; e ciò può essere realizzato solo applicando i risultati di un’eugenetica veramente scientifica” (p. 37-38).
Il successivo passo, decisivo, verso la trasformazione economica globale venne compiuto con il primo rapporto del Club di Roma (1972). Del resto, l’uso della minaccia climatica[…] va considerato come uno stratagemma di primaria importanza per accentrare il potere nelle mani di pochi. […]
Il presidente emerito del Club di Roma, Alexander King, e il segretario del club, il generale Bertrand Schneider, esposero nella loro “Relazione del Consiglio del Club di Roma” che quando i soci si sono messi alla ricerca di un nuovo nemico, hanno indicato l’inquinamento, il riscaldamento globale, la scarsità d’acqua e le carestie, come gli elementi più idonei da incolpare, aggiungendo anche la necessità che l’umanità stessa dovesse essere ridotta numericamente per tenere sotto controllo queste minacce. In maniera politicamente corretta, quest’ultimo obbiettivo, spesso citato nel programmi politici dei partiti neomarxisti, affonda le radici nelle teorie dell’economista inglese Thomas Robert Malthus ed è oggi propagandato e conosciuto come la “decrescita felice”.
Dagli anni Novanta, con Agenda 2021 e Agenda 2030 poi, le Nazioni Unite hanno intrapreso diverse iniziative di ampio respiro verso un sistema globale di controllo, Giustappunto l’Agenda 2030 è stata adottata da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite, nel 2015.
Ha lanciato il suo progetto di cambiamento globale con l’appello a raggiungere diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG). Lo “Sviluppo sostenibile”, vera e propria ossessione ambientalista, è un concetto chiave dell’Agenda di cui sopra ed include, infatti, il controllo della popolazione come strumento cruciale di public policy.
Salvare la terra[…] è diventato lo slogan dei guerrieri delle politiche ecologiste, Dagli anni Settanta in poi, lo scenario orribile del riscaldamento globale […] è stato un utile strumento nelle loro mani per acquisire influenza politica e arrivare a dominare il dibattito pubblico. Nel frattempo, questi gruppi anticapitalisti hanno ottenuto un’influenza dominante nei media, nel sistema educativo e giudiziario e sono diventati attori protagonisti dell’arena politica.[…]
Torniamo al 1945, allorquando Huxley (p. 21) notò che era troppo presto per proporre un programma di spopolamento eugenetico, ma ammonì che sarebbe stato di grande importanza per l’organizzazione “che il problema eugenetico fosse esaminato con la massima cura, e che l’opinione pubblica fosse informata delle questioni in gioco, in modo che molto di quanto ora è impensabile possa almeno diventare pensabile”,
Le cautele di Huxley, oggi non sono più necessarie. […] L’OMS e il Fondo Monetario Internazionale sono diventati il tandem Supremo per lavorare all’instaurazione del nuovo ordine mondiale.
Ancora una volta: come ha sottolineato Julian Huxley nel suo discorso del 1945, è compito delle Nazioni Unite abolire la libertà economica, perché “i sistemi economici capitalistici dì laissez-faire” hanno “creato molta bruttezza” (p. 38). È giunto il momento di lavorare per l’emergere “di un’unica cultura mondiale” (p. 61). Questo deve essere fatto con l’aiuto esplicito dei mass media e dei sistemi educativi. […]
Concludendo, con la fondazione delle Nazioni Unite e delle sue sotto-organizzazioni, la progressione dei programmi di eugenetica e transumanesimo è stata dirompente. Insieme all’attività del Club di Roma, ha rappresentato una tappa del percorso per avviare il grande reset in corso. Con la dichiarazione di una pandemia, l’obiettivo di un controllo globale dell’economia e della società da parte del governo ha fatto un altro balzo in avanti verso la trasformazione dell’economia e della società.
La libertà si trova di fronte a un nuovo nemico. La tirannia si nasconde sotto il travestimento di un governo di esperti e di una dittatura benevola, consensuale come mai prima era accaduto. I nuovi governanti non giustificano il loro diritto al dominio perché scelti dalla divina provvidenza, ma ora rivendicano il diritto di governare il popolo in nome della salute e della sicurezza universali, sulla base di presunte prove scientifiche.
Tratto dal libro “Il Virus Rivoluzionario” di Leonardo Facco