GIOVANNI BIRINDELLI, 20.5.20
Molti discutono di “quali leggi”. Tuttavia, quasi nessuno discute di “quale legge”.
Il positivismo giuridico (la legge intesa come decisione particolare e arbitraria dell’autorità) è il DNA del totalitarismo e della povertà relativa. Infatti, di per sé rende il potere coercitivo arbitrario dello stato illimitato. E dal fatto scientifico che il valore economico può essere creato solo attraverso il libero scambio, segue logicamente che, maggiore è il potere dello stato, minore sarà la prosperità.
Viceversa, la Legge scientifica (o “naturale”) è il DNA della libertà e della prosperità. Per capire cosa sia la Legge scientifica, è necessario preliminarmente chiarire il significato che qui darò a tre termini.
Chiamerò “regola coercitiva di comportamento” (o “legge”) quella regola la cui violazione comporta il ricorso alla coercizione legale.
Chiamerò “uguaglianza davanti alla legge” il principio in base al quale le stesse regole coercitive di comportamento valgono per tutti allo stesso modo, indipendentemente dal modo in cui sono chiamate, da chi le fa rispettare, ecc. Cioè il principio in base al quale, per esempio, lo stato non può compiere legalmente azioni che, se compiesse chiunque altro, sarebbero considerate dei crimini.
Chiamerò “aggressione” ai danni di un soggetto la violazione originaria dei suoi legittimi diritti di proprietà mediante violenza fisica, sua minaccia, inganno, inottemperanza a liberi accordi contrattuali, e altro.
Una Legge scientifica è il principio di non aggressione. Questa Legge è scientifica perché non è arbitraria. Non è arbitraria perché è compatibile col principio di uguaglianza davanti alla legge. Essendo una Legge scientifica, è indipendente dallo spazio, dal tempo, dalla volontà di qualsivoglia autorità e maggioranza, ecc.
Il principio di non aggressione, inoltre, con tutte le sue numerose declinazioni, è l’unica Legge scientifica. Non ne esistono altre. Infatti, non esiste alcuna altra regola coercitiva di comportamento che non violi il (o che non implichi una violazione del) principio di uguaglianza davanti alla legge.
Ho cercato a lungo regole coercitive di comportamento, diverse dal principio di non aggressione, che siano compatibili col principio di uguaglianza davanti alla legge. Dopo anni, non ne ho trovata ancora nessuna.
Per esempio, la “legge” che impone di “pagare le tasse” è incompatibile col principio di uguaglianza davanti alla legge, per due ragioni:
- la prima, è che questa “legge” la può imporre uno stato ma non una persona qualunque;
- la seconda, è che se una persona qualunque facesse quello che fa lo stato quando esige le imposte verrebbe condannata (dallo stato stesso) per estorsione.
Viceversa, che sia riconosciuta o meno dalla “legge” positiva, la Legge che vieta di violentare una persona è compatibile col principio di uguaglianza davanti alla legge. Infatti, questo divieto è una declinazione particolare del principio di non aggressione (in cui la legittima proprietà in questione è quella di ciascuno sul proprio corpo).
Dal fatto che la legge scientifica può essere dedotta logicamente a priori, segue che la sua scoperta, formulazione o difesa non richiede l’intervento dello stato.
Gran parte delle ‘leggi’ positive (o fiat: perché possono essere create dal nulla da un’autorità centrale come lo è il denaro fiat), e in particolare quelle che sono incompatibili col principio di uguaglianza davanti alla legge, vengono giustificate sulla base dell’“interesse pubblico”, del “bene comune” ecc. Tuttavia, dal fatto scientifico che il valore economico può essere solo soggettivo deriva logicamente che “interesse pubblico”, “bene comune”, ecc. non esistono: sono non-sensi logici.
Allo stesso modo, dal fatto che la giustizia presuppone la Legge scientifica (a meno che col termine “giustizia” non si intenda la più assoluta arbitrarietà del potere coercitivo), deriva che termini come “giustizia sociale” sono anch’essi non-sensi logici. Logicamente, infatti, non può esistere alcuna “giustizia” distinta dalla sovranità del principio di non aggressione.
La libertà è la sovranità della Legge scientifica, quindi del principio di non aggressione (essa è quindi è una sovranità opposta a quella degli uomini: p. es. del “popolo”, di una maggioranza o di un dittatore). Questa è una Legge la cui origine sta nella “natura” e specificamente (dal mio punto di vista) nella sua esclusiva compatibilità logica col principio di uguaglianza davanti alla legge (non nella decisione di qualche autorità, rappresentativa o meno).
Il fatto che la Libertà è la sovranità di una Legge la cui origine sta nella “natura” non comporta che, in una società libera, non possano svilupparsi altre regole che hanno un’origine diversa (p. es. regole, come le buone pratiche commerciali, che hanno la loro origine in un processo spontaneo e disperso di selezione culturale di usi e convenzioni du successo). Tuttavia, comporta che queste altre regole sono compatibili con la libertà solo se si aggiungono (come “strato superiore”) al principio di non aggressione, senza mai violarlo (allo stesso modo in cui Lightning Network si aggiunge alla blockchain di bitcoin senza mai violarla).
Dal punto di vista strategico, l’obiettivo secondo me non deve essere tanto quello della libertà in quanto tale, oppure di una “società libera” (che forse non è mai esistita e mai esisterà) quanto piuttosto quello di un avanzamento continuo (e sempre massimo possibile, senza se e senza ma) nella direzione della libertà (scientificamente definita). In periodi storici di totalitarismo estremo e crescente come quello attuale, un’inversione del senso di marcia sarebbe già una gran cosa.
Il primo passo per raggiungere questo obiettivo è quello di identificare correttamente il problema, e cioè capire che l’origine del problema non sta nella risposta alla domanda “quali leggi” ma nella risposta logicamente coerente alla domanda “quale legge”.
Una volta identificato correttamente il problema, le strategie per iniziare a risolverlo possono essere infinite. A differenza delle leggi scientifiche (che sono uniche e possono essere dedotte solo ex ante), le strategie di successo sono molte e possono essere osservate solo ex post.
Fino a oggi, la strategia di lungo periodo che ha avuto maggior successo nel far avanzare la libertà è stata quella di bitcoin. Per la libertà monetaria, ha fatto di più bitcoin in 11 anni (senza alcuna rappresentanza politica), di quanto, nello stesso periodo di tempo, avrebbe potuto fare perfino una (impossibile) maggioranza parlamentare a favore della libertà monetaria (o anche solo a favore dell’eliminazione delle banche centrali: “End the Fed”).
Gli elementi di questa strategia che dal mio punto di vista hanno contribuito maggiormente al successo di bitcoin sono:
- la sua funzionalità (il suo essere allo stesso tempo denaro non inflazionabile, sistema di pagamento e sistema di custodia);
- il suo genio tecnologico (che sono in grado di percepire ma non di capire);
- la sua resistenza alla censura (data dalla sua decentralizzazione e dal fatto che non c’è nessuno da colpire);
- la sua neutralità ideologica esteriore (il suo ricorrere a una struttura di incentivi invece che all’ideologia, anche se scientificamente corretta);
- l’assenza di compromessi sulle leggi scientifiche che vi stanno alla base (p. es. la legge economica che stabilisce che qualsiasi quantità fissa di denaro, purché sia sufficientemente divisibile e liberamente scambiabile, è ottimale per un sistema economico);
- il suo non voler “riformare” o “sostituire” ma “affiancare”, perché un’osmosi si crei spontaneamente, prima per le nuove élites e poi, eventualmente, per gli altri.
Io credo che, in modi diversi, questi elementi strategici possano ispirare la difesa della libertà anche in altri campi, e in particolare quello della legge. Credo che qualcosa di simile a quello che ha funzionato per il denaro della libertà in antitesi al denaro fiat possa funzionare anche per la Legge della libertà in antitesi alla “legge” fiat.