GIOVANNI BIRINDELLI, 4.2.2022
Un tale Fabrizio Pregliasco, uno dei televirologi più in vista, pare che abbia affermato che “La vaccinazione vuol dire rischiare la propria vita, perché la vaccinazione ha degli eventi avversi anche se molto limitati… ma questo lo vedo come un elemento favorente la vaccinazione, perché va vista in un’ottica di solidarietà con gli elementi più fragili e la comunità”1.
Ora, questa affermazione è composta da due parti: una parte medica (la prima) e una parte etica (la seconda). La parte medica, a mio parere, è meno importante di quella etica ma la discuto per prima per seguire l’ordine del televirologo.
Il fatto che la vaccinazione, e in particolare la vaccinazione anti-Covid, comporti un rischio di morte è facilmente verificabile anche da parte di chi non è medico. Per conoscerlo, basta consultare i dati ufficiali del database VAERS del CDC americano (Center for Disease Control), reso disponibile online all’indirizzo https://openvaers.com/covid-data, sulle reazioni avverse ai vaccini anti-Covid. (E’ forse opportuno ricordare, a questo proposito, che in Italia , da quattro mesi, i dati sugli eventi avversi dei vaccini, che sono raccolti dall’Aifa, l’Agenzia Italiana per il Farmaco, sono nascosti alla persona normale dato che l’Aifa non li pubblica sul suo sito ma li invia solo all’Ema, l’agenzia europea2).
I dati riportati dal VAERS non sono relativi alle reazioni avverse accertate ma alle “potenziali associazioni fra i vaccini e le reazioni avverse”.
In base ai dati del VAERS, al 21 gennaio 2022 ci sono state 22.607 (ventiduemilaseicentosette) morti associate ai vaccini anti-Covid (il database ufficiale consente di vedere le morti per ogni diverso tipo di vaccino anti-Covid); 40.069 disabilità permanenti associate ai vaccini anti-Covid; 3.786 aborti spontanei associati ai vaccini anti-Covid; 29.716 miocarditi/pericarditi associate ai vaccini anti-Covid e così via.
Se il fatto che la vaccinazione (non la vaccinazione anti-Covid: la vaccinazione in generale) comporta generalmente un rischio di morte è noto (rischio che tuttavia di solito è significativamente più basso del rischio di morte in caso di contrazione del virus), il rapporto fra le reazioni avverse dei vaccini “tradizionali” e quelle dei vaccini anti-Covid (approvati in fretta e furia con percorsi speciali di emergenza, saltando il periodo canonico di sperimentazione di due anni e la sperimentazione sugli animali3) è meno noto: “Dal 1990 a novembre 2020 sul VAERS si contavano 6.145 morti per tutti i vaccini somministrati negli USA in trenta anni. Da dicembre 2020 a ora [19 luglio 2021, n.d.r.] i morti sono quasi 11.000 solo per vaccini Covid-19”4. Il seguente grafico mostra l’andamento di tutte le segnalazioni di morti da vaccino riportate al VAERS nei diversi anni: si noterà il picco a partire dall’anno in cui sono stati somministrati i vaccini anti-Covid.
E’ anche interessante notare come, a partire dal 2021 (momento in cui sono iniziate le vaccinazioni anti-Covid), “la mortalità sia peggiorata in modo drammatico in Europa – secondo i dati EuroMoMo – tra chi lavora e tra i giovani. È migliorata solo tra gli ultra-ottantacinquenni, stabile tra 65 e 75 anni. Sotto i 65 anni un vero disastro. Questo non è un effetto del Covid per due ragioni: i morti Covid sono al 96% sopra i 65 anni anche adesso e l’aumento dei morti totali è molto maggiore di quelli classificati Covid sotto i 65 anni. … [stiamo parlando di un tasso di mortalità superiore] “del 40% rispetto ai livelli pre-pandemia fra le persone in età lavorativa … Tanto per darvi un’idea di quanto questo sia grave – ha dichiarato [il CEO della compagnia di assicurazione OneAmerica]– una catastrofe da tre sigma, ossia una di quelle che avvengono una volta ogni 200 anni, comporterebbe un aumento del 10% rispetto al valore pre-pandemia, per cui il 40% è un valore inaudito”5. Dato che la stragrande maggioranza di queste morti inspiegabili non è dovuta al Covid e che l’inizio di questo fenomeno ha coinciso con l’inizio della somministrazione anti-Covid, forse qualche dubbio su questi nuovi vaccini approvati in emergenza saltando le tappe è ancora lecito averlo.
Ora, è abbastanza imbarazzante che una persona che di medicina e virologia sa nulla e che è anche poco informata su queste materie senta il dovere di far notare che quando un televirologo afferma in televisione che “La vaccinazione vuol dire rischiare la propria vita, perché la vaccinazione ha degli eventi avversi anche se molto limitati” tralasciando di far riferimento a questa macroscopica differenza fra gli eventi avversi degli altri vaccini e quelli anti-Covid, di fatto dà un’informazione parziale al limite della disinformazione (su niente di meno che il rischio di morte associato a un vaccino reso obbligatorio). Questo mio imbarazzo è probabilmente inferiore a quello che deve aver provato Massimo Mazzucco6, anche lui non un medico, nello scoprire che questo stesso televirologo non era a conoscenza di recenti e autorevoli studi scientifici sulle cure del Covid: studi che invalidano la narrazione politica ufficiale secondo la quale i vaccini anti-Covid (che hanno le reazioni avverse riportate sopra) sono l’unico rimedio alla pandemia.
Veniamo adesso alla seconda parte dell’affermazione: “[il fatto che la vaccinazione comporti il rischio di morte] lo vedo come un elemento favorente la vaccinazione, perché va vista in un’ottica di solidarietà con gli elementi più fragili e la comunità”.
Prima di vedere le implicazioni etiche di questa affermazione vediamo, di nuovo, le implicazioni mediche (meno importanti).
Si ricorderà che, in una ora famigerata conferenza stampa, il presidente del consiglio Mario Draghi ha introdotto il Green Pass (cioè ha forzato tutte le persone adulte a vaccinarsi dando come alternativa la perdita della loro libertà residua) sulla base del presupposto che chi si vaccina non può contagiare: “[Se] non ti vaccini [allora] fai morire: non ti vaccini, ti ammali, contagi, qualcuno muore” ha affermato. Qui ha fatto una doppia disinformazione medica. Da un lato, non ha menzionato il fatto che vaccinarsi “vuol dire rischiare la propria vita” (cosa che almeno il televirologo Pregliasco ha avuto la parziale onestà di ricordare), e quindi che forzare tutti a vaccinarsi vuol dire condannare migliaia di persone alla morte o all’invalidità permanente o a danni di salute gravi (e cioè che, parafrasando il suo stile asciutto: “obblighi tutti a vaccinarsi, uccidi o rendi invalide migliaia di persone”). Dall’altro, sostenendo che il Green Pass dà ai cittadini “la garanzia di ritrovarsi fra persone che non sono contagiose”, ha affermato quello che, dal punto di vista strettamente medico, non solo è noto oggi essere falso ma era noto o comunque facilmente intuibile anche all’epoca7 che lo fosse. Adesso che questa realtà è universalmente riconosciuta, il Green Pass ha cambiato giustificazione: la sua motivazione non è più impedire la trasmissione del virus ma ridurre l’occupazione delle terapie intensive (attualmente al 15% circa se non mi sbaglio, con una soglia di attenzione stabilita al 17%, sempre se non mi sbaglio). Mi ricorda una delle ultime scene del film Green Zone. Questo film è la storia di un militare (Matt Damon) che aveva il compito di guidare una squadra alla ricerca delle armi chimiche e batteriologiche in Iraq (armi la cui presenza era stata il motivo dell’invasione). Alla fine del film, il militare fa notare a un esponente dell’amministrazione che l’informazione data dal segretario di stato Powell all’ONU secondo cui l’Iraq aveva armi chimiche e batteriologiche era consapevolmente falsa: quelle armi chimiche e batteriologiche non esistevano. L’esponente dell’amministrazione, con l’allegra arroganza del politico, gli risponde che “adesso è tutto diverso. Non è più una questione di armi chimiche ma di esportazione della democrazia”. A quel punto il militare (Damon) prende il politico per il bavero e lo sbatte contro il muro dicendogli: “it matters why you go to war!” (la ragione per cui vai in guerra conta!). Ecco, l’allegra arroganza politica con cui Draghi ha cambiato en passant il motivo dell’introduzione delle peggiori discriminazioni legali e delle peggiori misure coercitive dalla seconda guerra mondiale mi ha ricordato quella del parassita politico del film.
Ora, quando il televirologo Pregliasco afferma che “[il fatto che vaccinarsi vuol dire morire] lo vedo come un elemento favorente la vaccinazione, perché va vista in un’ottica di solidarietà con gli elementi più fragili e la comunità” sembra suggerire implicitamente quello che ha affermato Draghi nella conferenza stampa: che chi si vaccina non trasmette il virus, che il vaccino dà ai non vaccinati la “garanzia di ritrovarsi fra persone che non sono contagiose”. Questo, come sappiamo, è completamente falso.
Ora, dopo aver discusso l’affermazione del televirologo sul piano medico, discutiamola un attimo sul piano etico e logico. Facciamo notare, innanzitutto, un’altra componente di disinformazione: il televirologo parla di “vaccinazione” quando la questione non è affatto la vaccinazione ma l’obbligo vaccinale o l’essere forzati a vaccinarsi, pena la perdita della libertà residua (qui userò il termine “obbligo” per entrambi i casi). Dati, da una parte, un rischio di morte per Covid (che, ricordiamoci, “per i trenta o quarantenni è praticamente inesistente”8) e, dall’altra, un rischio di morte (o di invalidità permanente o di altro danno grave) per vaccino, se una persona muore perché ha scelto di vaccinarsi questo, per quanto sia una tragedia, non è un omicidio: è sfortuna. Tuttavia, se una persona muore di vaccino essendo stata obbligata o forzata a vaccinarsi, questo è omicidio. Se l’obbligo non riguarda una sola persona ma riguarda tutti, la consapevolezza dell’esistenza delle reazioni avverse (che sono straordinariamente alte nel caso dei vaccini anti-Covid, vedi sopra) rende quest’obbligo una consapevole condanna a morte di migliaia di persone per fini di “interesse pubblico”, quindi per fini politici. Qual’è il significato del termine “genocidio”?
Il televirologo Pregliasco, tuttavia, chiama quest’obbligo “solidarietà”. Questa è di nuovo una forma di oggettiva disinformazione. La solidarietà, infatti, è tale se è volontaria. Se è obbligo, indipendentemente da ogni altra considerazione, allora non può logicamente essere solidarietà.
In una persona che, forzata, si vaccina assumendosi un rischio di morte (o fa vaccinare i suoi figli esponendo loro a un rischio di morte), non c’è nemmeno una traccia di solidarietà. Nella “legge” che la obbliga ad assumersi questo rischio c’è di tutto (aggressione legale, discriminazione legale, puro arbitrio del potere, propaganda, falsità scientifica, arroganza, vigliaccheria, disumanità, mancanza di dignità e di onore), tutto, tranne che solidarietà.
La solidarietà è un fenomeno tipicamente individuale: è l’uomo che si ferma e sceglie di aiutare una persona che si trova sul suo percorso e che è in difficoltà. Tuttavia, nel calcolo “i morti per reazioni avverse da vaccino saranno di meno di quelli per Covid in caso di assenza di obbligo di vaccinazione, quindi procediamo con l’obbligo” non c’è alcun elemento di individualità, e quindi di solidarietà. E’ un calcolo puramente collettivista in cui c’è un’autorità che ha potere di vita e di morte sulle persone (che tratta come pedine) e lo usa in funzione di un arbitrariamente definito (e logicamente, scientificamente inesistente) “interesse pubblico”.
Se non l’obbligo di vaccinazione, allora cosa? La libertà (che spesso racchiude anche il buon senso). Sta all’individuo scegliere se vaccinarsi o meno, quindi scegliere se correre un rischio di morte piuttosto che un altro. Se sceglie di vaccinarsi e ha la fortuna di uscire indenne dal vaccino, a seconda della sua età e delle sue condizioni, avrà ridotto significativamente le probabilità di morte da Covid in caso di contagio: più specificamente (dato che il vaccino non impedisce la trasmissibilità), avrà ridotto le probabilità di avere bisogno della terapia intensiva e di non trovarvi posto perché le terapie intensive sono piene, magari in gran parte di non vaccinati (ricordo che il libero mercato consente alle strutture sanitarie e/o alle assicurazioni di discriminare legittimamente in base alla “classe di rischio” ma che il “diritto alla salute” collettivista e costituzionale non consente questa discriminazione, altrimenti dovrebbe essere applicata anche verso gli obesi, i fumatori, ecc.). In nessun caso chi sceglie di vaccinarsi potrà ridurre le probabilità di finire in terapia intensiva (e di non trovarvi posto) a zero. Tuttavia, se vuole ridurre ulteriormente queste probabilità, il vaccinato può scegliere di chiudersi in casa. Non chiede allo stato (né giustifica la scelta di un governo) di togliere la libertà residua a chi fa una scelta legittima diversa dalla sua: cioè a chi sceglie un rischio di morte diverso dal suo. Se sceglie di chiudersi in casa, avrà sicuramente un disagio ma non sarà privato della sua libertà in quanto nessuno lo obbliga a chiudersi in casa. Starà a lui valutare, al margine, il costo di questo disagio contro il beneficio della riduzione della probabilità di non trovare posto in terapia intensiva. Il Green Pass lo solleva da questa valutazione: sulla base di una “scienza” falsa e/o nascosta (anche in relazione alle cure9) la possibilità di questo disagio per chi sceglie di vaccinarsi viene eliminata privando della libertà residua chi sceglie di non farlo. E’ la stessa dinamica della redistribuzione coercitiva delle risorse economiche: lo stato ricorre all’aggressione e alla discriminazione legale per dare a una classe di privilegiati (i tax consumers) dei vantaggi a scapito della libertà di chi appartiene alla classe non privilegiata (i tax payers: chi vive di risorse che vengono dal libero scambio e non dalla coercizione politica su altri). Il problema, come non mi stancherò mai di dire, non è che un governo abbia imposto il Green Pass, ma che abbia potuto farlo legalmente. Il problema è l’idea stessa di legge (il positivismo giuridico: la legge intesa come comando arbitrario dell’autorità) che gli ha consentito di farlo. Ma questo problema viene negato da quasi tutti, specie fra coloro che sono opposti al Green Pass.
NOTE
1Becchi P., Trevisan N., Zibordi G., 2021, Stop Vax. I fatti che vi tengono nascosti (Byoblu edizioni, Milano), p. 22.
2https://www.laverita.info/ci-nascondono-gli-effetti-avversi-per-non-scalfire-il-totem-dei-vaccini-2656550014.html
3Becchi P., Trevisan N., Zibordi G., 2021, Stop Vax. I fatti che vi tengono nascosti (Byoblu edizioni, Milano), p. 23.
4Becchi P., Trevisan N., Zibordi G., 2021, Stop Vax. I fatti che vi tengono nascosti (Byoblu edizioni, Milano), p. 35.
5https://www.nicolaporro.it/boom-di-morti-sotto-i-65-anni-ma-il-covid-non-centra/
6https://odysee.com/@Leonardofaccoeditore:b/pregliasco-fabrizio:7
7https://nobufale.it/2021/07/25/green-pass-le-tre-clamorose-fake-news-di-draghi-sui-vaccini/
8Becchi P., Trevisan N., Zibordi G., 2021, Stop Vax. I fatti che vi tengono nascosti (Byoblu edizioni, Milano), p. 31.
9https://odysee.com/@luogocomune:5/covid-le-cure-proibite-sintesi:8