Gentile direttore, sono un’insegnante del liceo classico Arnaldo, e vorrei scriverle alcune mie riflessioni in merito alla recente sospensione di una collega.
Innanzitutto ci tengo a dire che in più di vent’anni di insegnamento e quasi altrettanti come studente, mai mi era capitato di vedere un docente sospeso.
MAI.
Nemmeno quelli che entrano in classe e non insegnano nulla, se va bene, e se va male adottano comportamenti indegni e offensivi.
I presidi hanno le mani legate e, per sospenderli, non so proprio cosa debba accadere. Comunque, nel caso estremo venga preso tale provvedimento, lor signori hanno diritto all’assegno alimentare.
Non però quelli sospesi perché non vaccinati.
Non la mia collega, sospesa dopo un’onorata carriera di servizio nella scuola pubblica e di amore per il suo lavoro e per i suoi alunni, ai quali ha sempre insegnato il valore della solidarietà ed accoglienza, creando anche un grande gruppo di volontariato che operava con varie associazioni impegnate nel sociale e nell’assistenza. Da un giorno con l’altro lasciata a casa nell’imbarazzo e nel silenzio generali.
Dove è andata a finire la scuola pubblica inclusiva e pluralistica, accogliente verso tutti: ebrei, cristiani, mazdeisti, atei, gay, comunisti, fascisti, rossi, bianchi, verdi e blu? Chiunque ha diritto di farne parte, tranne i non vaccinati. E non basta nemmeno sottoporsi a tampone ogni 48 ore, garantendo un controllo che i vaccinati non hanno neppure lontanamente (è di questi giorni l’articolo sulla prestigiosa rivista scientifica “The Lancet” in cui si dimostra inequivocabilmente che anche i vaccinati contagino).
Niente da fare.
Ma mi lasci entrare nel merito della questione non dal punto di vista medico (a quello ci pensano i virologi che, dall’inizio della pandemia, hanno detto tutto e il contrario di tutto con una sicurezza pari solo alla loro arroganza), ma da ciò che sta alla base non solo della scienza, ma anche del parlare, e non solo del parlare, ma anche del pensare.
LA LOGICA.
Sì, questa grande sconosciuta! La logica aristotelica dei principi di identità e di non contraddizione per cui se una cosa è bianca è bianca e non può contemporaneamente essere nera.
E allora mi chiedo: come può lo Stato imporre un “vaccino” obbligatorio obbligando l’inoculando alla sottoscrizione del consenso informato, che consiste nell’assumersi VOLONTARIAMENTE ogni rischio?
E’ un obbligo o è una scelta?
Ricapitoliamo: sono obbligato e non sono d’accordo, MA DEVO ESSERE D’ACCORDO. Logico, vero?
E non solo, mi assumo ogni rischio per reazioni avverse che lo Stato non si assume, e nemmeno i medici (i medici della SCIENZA!) …eh no, loro sono coperti da scudo penale! E nemmeno le case farmaceutiche produttrici (quelle si assumono solo i guadagni). Logico, vero?
Quindi, non sono medico per contestare nulla (frase ripetutissima), ma sono al di sopra dello Stato, dei medici e della case farmaceutiche nel CONSENSO OBBLIGATO (che bell’ossimoro!). Logico, vero?
Mi avvio alla conclusione, ritornando alla questione scuola, luogo per eccellenza deputato all’insegnamento del pensiero critico e dei valori civili. Ma se più delle parole contano i fatti, come possiamo credere ancora in un’istituzione che condanna a morire di fame (se non si hanno altre risorse che il proprio stipendio) chi ha un pensiero diverso e fa una scelta non conforme alla maggioranza, esprimendo un dissenso a un trattamento sanitario sul proprio corpo che comporta dei rischi?
E’ così che insegniamo a ragionare gli adulti di domani?
A non discriminare?
E’ così che insegniamo loro la libertà?
La democrazia come tutela delle minoranze?
Mi dispiace no, non ci sto.
Dobbiamo gridarlo noi docenti che se c’è la caccia alle streghe, noi stiamo con le streghe, se c’è la caccia agli untori, noi stiamo con gli untori, se c’è la caccia ai non vaccinati, TUTTI NOI INSEGNANTI (vaccinati e non) stiamo con i non vaccinati!
Diversamente, questa non è più una scuola degna di questo nome.