di Alek Lebed
“L’obiettivo non è l’uguaglianza, l’inclusione, la sostenibilità o la fluidità di genere.
L’obiettivo è cancellare i nostri parametri di riferimento.
Persi i parametri, sarà persa la capacità di giudizio.
Persa la capacità di giudizio non saremo più in grado di distinguere il bello dal brutto, il giusto dallo sbagliato, il vero dal falso, così da rendere ogni ragionamento logico impossibile.
Rendervi soggetti passivi, incapaci di logica; è condizione esiziale e propedeutica alla società distopica, dove l’individuo, non è più al centro dell’universo, ma diviene semplice pedina.
Una persona disumanizzata, destrutturata e decontestualizzata, è una persona privata della sua capacità critica.
Questo è l’obiettivo di chi ci racconta la favola che sia necessario obbedire al pensiero unico, tanto da arrivare a cambiare la storia, modificare opere e capolavori cinematografici, sino all’ultima follia di voler censurare e cassare i libri, per poter armonizzare il mondo e vivere in pace.
Balle!
In realtà, il mondo, l’essere umano e i rapporti sociali e commerciali, rispondono a leggi naturali differenti, e non ci serve nessun progetto per vivere in pace.
L’ordine deriva dal caos, non dalla pianificazione.
Sarebbe sufficiente che i costruttori di sistemi si levassero dai coglioni, ma non lo faranno mai, finché noi glielo permetteremo.
Per questo è necessario che ne siate consapevoli e non perdiate i parametri, se non volete perdere la vostra libertà, perché è questo che accade quando si diventa tutti uguali.
Nei lager nazisti o nei gulag sovietici, tutti erano uguali.
Tutti erano ugualmente rasati a zero, ugualmente vestiti, ugualmente magri, tanto da non distinguere le donne dagli uomini, in una condizione di patimento tale risultare asessuati e incapaci di procreare.
E non è forse proprio questo ciò ci raccontano ogni giorno in TV”?